Niels Lyhne by Jens Peter Jacobsen

Niels Lyhne by Jens Peter Jacobsen

autore:Jens Peter Jacobsen
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Niels Lyhne, Letteratura danese, classico, Jens Peter Jacobsen
editore: Iperborea
pubblicato: 2013-06-27T00:00:00+00:00


X

Fu solo all’inizio dell’estate che Erik Refstrup rientrò in patria dal suo soggiorno di due anni in Italia. Partito scultore, era tornato pittore: aveva già avuto un buon successo, i suoi quadri si vendevano e le ordinazioni affluivano in gran numero.

La sua riuscita così istantanea era dovuta alla sicura consapevolezza con cui riconosceva le qualità e i limiti del proprio talento. Erik non era uno di quei promettenti grandi artisti, destinati a cogliere ogni sorta di allori, il cui passaggio sulla terra è come un corteo bacchico che attraversa trionfalmente tutti i paesi, spargendo ovunque semi d’oro, trascinando al suo seguito uno stuolo di geni. Era piuttosto uno di quegli uomini nel cui profondo è sepolto un sogno, un sogno che effonde pace e santità nel lembo della loro anima in cui sono più se stessi e meno se stessi. E in tutto ciò che essi creano risuona sempre lo stesso nostalgico ritornello, e ogni loro opera porta la stessa timida impronta di stretta parentela, come se fossero tutte immagini della stessa piccola patria, dello stesso rifugio tranquillo nascosto fra i monti. Così era Erik: ovunque si tuffasse nell’oceano della bellezza, era sempre la stessa perla che riportava alla luce.

I suoi quadri erano di piccole dimensioni. In primo piano una figura isolata, resa di un azzurro terroso dalla propria ombra, sullo sfondo distese di brughiere, o la campagna romana, all’orizzonte il riflesso rosso del tramonto. Uno dei suoi dipinti rappresentava un fanciulla intenta a leggere il proprio futuro secondo il costume italiano: è inginocchiata su un lembo di terra bruna che traspare in mezzo all’erba bassa; davanti a lei giacciono un cuore, una croce, un’ancora d’argento battuto, che ha tolto dalla catenina che porta al collo; tiene gli occhi coscienziosamente chiusi con una mano, mentre l’altra è tesa in avanti in ansiosa ricerca di cosa la sorte le riservi: l’indicibile felicità dell’amore, un amaro dolore mitigato dalla fede o il quotidiano destino della speranza. Ancora non ha osato toccare la terra, la mano timidamente sospesa nell’ombra fredda e misteriosa, le guance arrossate, la bocca esitante tra la preghiera e il pianto. C’è un’atmosfera solenne, il rosso del sole è così ardente, violento e minaccioso, che stende un velo di malinconia sopra la brughiera. “Ah, poter sapere! ...felicità d’amore, amaro dolore, o il destino dell’attesa e della speranza?”

In un altro la stessa fanciulla è in piedi, dritta, nostalgicamente rivolta verso la bruna prateria, le guance premute contro le mani chiuse: è così dolce nella sua ingenua nostalgia, con quella sua aria un po’ afflitta per la crudeltà della vita, che non si occupa di lei. Perché non giunge Eros con baci di rose? Crede che lei sia troppo giovane! Se solo posasse la mano sul suo cuore, sentirebbe come batte: vi è tutto un mondo dentro, il mondo di un mondo, che non chiede che di destarsi. Perché non chiama? Vi è come il bocciolo di un fiore, dentro, con tutta la sua dolcezza e la sua bellezza ripiegate, un bocciolo



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